In questi giorni di chiusura totale anche il teatro ha fatto i conti con la realtà

Si è adattato, sono nate infinite iniziative e proposte per continuare a divulgarlo attraverso la multimedialità.

Occorrerebbe cercare di capire le ragioni, a torto o a ragione, di questa anomala e per certi versi eccessiva proposta/offerta. Ci si è trovati a dover interrompere l’attività con la chiusura forzata e l’impossibilità di proseguire la stagione in corso, al pari di una qualunque altra attività commerciale non indispensabile, ma senza la giusta riflessione. Per molti addetti ai lavori si sarebbe dovuto fermarsi e riflettere su cosa c’era da raccontare e ascoltare, in teatro.

Fare silenzio, piuttosto che inflazionare l’offerta con prodotti che, col teatro, poco o nulla hanno a che vedere.

Il teatro è una cosa che si può realizzare solo dal vivo e invece questa drammatica emergenza ha creato una realtà virtuale con forme inedite di comunicazione e relazione con il “pubblico” a distanza.

L’unico obiettivo era il non affievolire il rapporto tra artista e spettatore

Molti hanno sentito la necessità di far sentire la loro presenza sui social inondando la rete con contenuti che, a detta loro, richiamavano la televisione di tanti anni fa, quando venivano trasmesse le commedie teatrali.
Ma per molti è impossibile fare un paragone fra la televisione degli anni Cinquanta e quello che è accaduto online durante il lockdown, dove il multimediale ha preso il sopravvento sostituendo la messa in scena regolare e consueta a cui eravamo abituati.

Una delle grandi domande in cui da sempre gli addetti ai lavori si interrogano è: com’è possibile tramandare un’esperienza teatrale?

A differenza di artisti che esercitano in altri campi, dove l’opera rimane duratura nel tempo, il teatro appare come un’arte che si scrive sull’acqua, consegnata, inevitabilmente, alla fugacità del presente.

Dei grandi autori teatrali, da i Sofocle a Pirandello, passando per Shakespeare, ci rimangono soltanto le parole, ma nulla del loro teatro.

Infatti i testi, per quanto importanti, sono parte integrante di che è, però, una sottile alchimia fra le diverse componenti dell’arte scenica e di cui le parole altro non sono che un elemento, spesso nemmeno quello predominante.

Un uomo di teatro è, per forza di cose, legato al qui e ora dell’evento che lo vede coinvolto e artefice. Un tutt’uno con l’opera che non può vivere se non nell’accadere irripetibile della scena.

A differenza dei film, che possiamo rivedere mille volte entrando in contatto diretto coi protagonisti, dell’opera teatrale non ci rimane che una memoria leggendaria.
Non a caso il teatro nasce dal mito e, nel mito, pare essere ricondotta.

Fare teatro significa stimolare, liberare, modellare, accrescere la capacità espressiva di ciascun individuo.

Creare, quindi, uno spazio “libero”, di aggregazione, in cui ciascuno possa a modo suo e senza pressioni, riconoscersi ed esprimersi.

Nella prima parte del secolo scorso, il teatro è stato terreno assai fertile per la sperimentazione ma, chiunque faccia teatro, sa che la sperimentazione, intesa come ricerca della verità espressiva, è e deve rimanere viva: una stagione in continuo divenire

Nei corsi di teatro dedicati ai giovani e giovanissimi, non a caso, il giuoco teatrale agisce da collante tra i diversi partecipanti, assumendo forme sempre nuove e mutevoli.

Il teatro assume quindi anche finzione di comunicazione fra pari, anche in un periodo storico come questo in cui la comunicazione fra ragazzi avviene principalmente con l’ausilio delle nuove tecnologia.

Ma se e è vero che la comunicazione moderna offre strumenti più discreti, meno impegnativi, se si pensa a internet, al cellulare, ecc … è altrettanto vero che in generale la risposta all’attività teatrale data dai ragazzi testimonia il piacere del rinnovato rapporto diretto, fisico, con l’altro, che non prevede asettici schermi elettronici superpiatti, webcams, o simili.

Si deve puntare ad un percorso teatrale che metta al centro l’individuo, con la sua fisicità, la sua vocalità, tutto quello che il suo corpo può esprimere.
Questo e nient’altro.